Il Drago barbuto dalla testa striata, Pogona vitticeps (Ahl, 1926)Probabilmente è la specie di sauro maggiormente allevata come animale da terrario e famigliare; la sua gestione è relativamente semplice. |
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Indice
Classificazione
Protezione e Legislazione Descrizione Areale geografico, habitat e comportamento in natura Latenza stagionale Gestione in ambiente controllato Alimentazione Socialità, comunicazione e riproduzione Gestione sanitaria e medicina preventiva Suggerimenti per un nuovo acquisto Trasporto Bibliografia essenziale |
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Scheda PDF per la stampa |
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Classificazione | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Denominazione anglosassone: Central Bearded Dragon. |
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Protezione e legislazioneDal 1960 l’Australia ha intrapreso una politica restrittiva per quanto riguarda le esportazioni. Il divieto d’esportazione, ha fatto sì che questi animali non fossero inseriti nelle liste CITES, questo ha favorito la movimentazione tra erpetofili europei e statunitensi d’animali originati dalla riproduzione di draghi usciti dall’Australia prima del 1960 o in seguito illegalmente. Attualmente si può dire che tutti gli animali in commercio derivano da riproduzione in cattività, questo ha prodotto animali sempre più adattabili all’ambiente controllato.
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DescrizioneSauro di medie dimensioni, lunghezza totale 40-60 cm e peso 280-50 g circa; alcune popolazioni del deserto non raggiungono le dimensioni massime, soprattutto i maschi. Il corpo è appiattito dorso ventralmente, le zampe sono corte e robuste e la testa triangolare. La pelle ha caratteristiche serie di squame modificate in spine, localizzate soprattutto ai lati della testa e sulla linea laterale del corpo. Questi sauri hanno la capacità, particolarmente sviluppata nei maschi, di espandere i sacchi gulari a scopo intimidatorio e di corteggiamento, da qui il nome comune di drago barbuto; l’espansione avviene grazie all’azione dell’apparato ioideo (un sistema di piccoli ossicini) e la cute assume una colorazione scura, aumentando l’effetto visivo. Parte della mucosa orale (esclusa la lingua) può avere colorazione gialla o rossa.
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La colorazione ancestrale è variabile a seconda dell’areale di distribuzione delle varie popolazioni; il colore di base può essere grigio, di varie tonalità di marrone fino a rosso, variegato sul dorso ecc.; molte variazioni di colore non sono regolarmente trasmissibili, la variabilità cromatica nelle cucciolate è molto accentuata; non è certo che da genitori con determinate caratteristiche cromatiche nasca una progenie uniforme con gli stessi tratti; la colorazione definitiva si può manifestare a diversi mesi di vita (anche un anno). La tonalità della livrea e l’intensità della colorazione, come in altri sauri, è influenzata da vari fattori quali la temperatura, l’esposizione a luce solare e raggi ultravioletti, lo stato emotivo del soggetto etc. | Foto A.Bellese |
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Le riproduzioni in cattività hanno però selezionato diverse morph, cioè variazioni trasmissibili geneticamente alle generazioni successive; tali variazioni interessano il pattern e la colorazione della livrea, le caratteristiche delle squame (dimensione, diminuzione di numero o assenza) e la dimensione.
In cattività vive almeno10 anni, probabilmente però l’aspettativa di vita è maggiore, la longevità maggiore documentata è di 12 anni. |
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Foto A.Bellese |
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Areale geografico, habitat ecomportamento in natura |
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Biomi presenti nell'areale In generale nell'ampio areale geografico, l’ambiente è prevalente xerico, ma sono presenti anche ambienti con una certa ricchezza di vegetazione, ed i biomi e microhabitat utilizzati da questi animali sono diversi.
Inoltre nel vasto areale, anche in pieno deserto vi sono aree lacustri e corsi d'acqua stagionali e permanenti da affioramenti di bacini artesiani, che per quanto limitati per estensione e quelli stagionali per periodo, sono una importante risorsa per la fauna locale, compresi i pogona. I biomi presenti sono praterie, savane e arbusteti tropicali, subtropicali e temperati, foreste, boschi, macchia di tipo mediterraneo, matorral, arbusteti xerici e deserti rocciosi e misti; all’interno di questi biomi i microhabitat utilizzati da P.vitticeps sono il suolo, la lettiera, praterie e savane (terricoli), arbusti e fogliame (semi arboricoli). |
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Sono diurni, attivi di giorno a temperature tra i 28 ed 40 °C, la POTR è ritenuta essere tra i 29 ed i 31°C. Dal punto di vista dell’esposizione all’irradiazione solare sono classificati nelle Zone di Ferguson 3 e 4, cioè si sottopongono ad irradiazione diretta ai raggi solari anche in orari di irradiazione intensa. |
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Di solito si termoregolano su postazioni elevate che permettono loro anche di controllare visivamente un determinato territorio; come la maggior parte degli agamidi, preferiscono stazionare su rami o altre strutture verticali o molto inclinate. Al mattino si recano su questi punti per innalzare la loro temperatura interna, presentano inizialmente una colorazione scura, che permette loro di assorbire maggiormente i raggi solari, quando raggiungono la temperatura corporea ottimale sono di colore chiaro e vivace e abbandonano il “solarium” per iniziare l’attività giornaliera. Se la temperatura s’innalza eccessivamente assumono una colorazione molto chiara e si rifugiano all’ombra. La loro temperatura corporea critica è di 44°C, vale a dire che muoiono se la loro temperatura interna raggiunge e supera i 44°C. In cattività devono avere la possibilità di riscaldarsi adeguatamente, anche a temperature ambientali superiori, ma anche di spostarsi in un luogo dove la temperatura è minore se si surriscaldano. |
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Sono onnivori opportunisti, predatori ed erbivori; le proporzioni all’interno dell’onnivorismo variano a seconda dell’età, del sesso e della stagione.
Sono completamente insettivori da neonati, poi con la crescita diventano onnivori con diverse percentuali in relazione all’età, al sesso e alla disponibilità stagionale; prevalentemente insettivori da giovani (70-80%), con la crescita aumenta il consumo di vegetali; sembra che le femmine mantengano una discreta percentuale di prede animali ed i maschi diventino maggiormente erbivori. Cacciano all’aspetto, predando gli animali che vedono muoversi dal loro punto d’osservazione; come molti altri agamidi australiani hanno una certa predilezione per formiche e termiti; i giovani hanno un più ampio spettro alimentare per quanto riguarda gli invertebrati rispetto agli adulti e si nutrono anche di insetti veloci e volanti come ad esempio ortotteri ed insetti volanti inoltre sono maggiormente foraggiatori, mentre gli adulti tendono a preferire prede più lente come appunto formiche e termiti, e coleotteri. Si nutrono anche di vegetali, prevalentemente foglie e fiori di piante erbacee di varie famiglie (poacee, asteracee, convolvulacee, fabacee, ecc), con una spiccata preferenza verso i fiori gialli. |
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In natura sfruttano prevalentemente l’acqua contenuta nelle prede e nei vegetali di cui si nutrono; utilizzano acqua libera bevendo ed eventualmente immergendosi durante le scarse precipitazioni, queste ultime sono accolte con entusiasmo e questo in cattività si rende evidente quando è spruzzata loro acqua, strofinano il ventre e la testa sul suolo bagnato e se l’acqua è sufficiente si abbeverano; utilizzano acqua libera anche anche nelle aree geografiche dove sono presenti bacini temporanei stagionali o permanenti, che sono presenti anche in alcune aree desertiche. Durante la notte o nelle ore eccessivamente calde si riparano in rifugi di vario tipo (tane scavate, anfratti naturali etc.), che hanno un’umidità maggiore, a volte molto superiore, rispetto all’ambiente circostante e questo li aiuta nella idroregolazione, cioè all’equilibrio tra output e input d’acqua da e nell’organismo. Possiedono due corpi adiposi addominali che servono da riserva energetica ed idrica (acqua metabolica). |
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Latenza stagionaleI draghi barbuti vivono in un’area geografica in cui si verificano variazioni climatiche stagionali ben definite, con variazione nell’intensità della luce e di temperatura che si ripercuotono sulla loro attività come sulla disponibilità di cibo. Durante il periodo invernale, che in Australia va da Giugno ad Agosto, quando le temperature minime possono arrivare in alcune aree al di sotto dei 5°C molte popolazioni di questi sauri vanno in latenza, rimangono in pratica in uno stato di metabolismo rallentato all’interno di qualche rifugio. Anche nei periodi eccessivamente caldi e di siccità si verifica un fenomeno analogo che va sotto il nome di estivazione.
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Gestione in ambiente controllato |
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VivarioLa teca dovrebbe avere uno sviluppo orizzontale, ma con una discreta altezza per permettere il posizionamento corretto delle lampade, e la creazione di postazioni a varie altezze per la corretta termoregolazione ed il controllo del territorio. La grandezza del terrario, dovrà essere proporzionata alla taglia dell’animale ed al numero d’animali tenuti assieme. Si possono considerare come dimensioni minime:
Approssimativamente le dimensioni minime consigliate per un drago barbuto adulto sono 150 Lungh X 80 Prof X 80 Alt cm. Animali in crescita possono essere tenuti in situazioni un po’ più modeste, considerando la provvisorietà della situazione, sebbene anche per loro il principio dovrebbe essere osservato; 60cm X 35cm X 40cm per 1-3 esemplari fino ad un anno d’età. |
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Ventilazione Il vivario deve essere progettato in modo tale, che si ottenga un ricambio dell’aria efficace, sia per evitare ristagni d’umidità sia per eliminare l’anidride carbonica prodotta dalla respirazione degli animali. La teca dovrà quindi essere fornita d’aperture coperte da rete. La posizione di queste aperture può essere in basso lateralmente sul lato più freddo e frontalmente ed in alto lateralmente sul lato più caldo e posteriormente, in modo da fare in modo che l’aria fresca entri dal basso ed esca dall’alto. Per rettili di ambienti prevalentemente xerici e mesici come i Pogona può essere consigliabile costruire il terrario in modo che il suo tetto sia completamente o parzialmente di rete. In questo modo si ottiene il duplice vantaggio di un’ottima ventilazione e di sistemare le lampade all’esterno del terrario sopra la rete. Facendo un’ampia apertura coperta di rete in basso sul lato opposto alle lampade riscaldanti si crea una corrente d’aria che entra dal basso percorre tutto il terrario ed esce in alto in direzione delle lampade. In linea di principio è meglio progettare ampie aperture di ventilazione perché se sono troppo ampie è semplice ridurle (coprendole) in caso contrario finita la costruzione è più complicato ampliarle soprattutto. L’utilizzo di ventilatori permette una più efficace ventilazione ed una migliore modulazione del gradiente termico all’interno del vivario. |
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Microhabitat controllato |
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Postazioni d’arrampicamento e IrraggiamentoCome già detto è importante che siano presenti punti elevati a varie altezze dove i draghi possono andare ad irradiarsi alla temperatura che preferiscono, ma anche in altri punti del terrario a temperature diverse dove i draghi possono sostare controllando dall’alto il loro territorio. Possono essere usati ceppi o rami o strutture artificiali di vari materiali con cui viene anche costruito lo sfondo. Se vengono utilizzati dei rami, dovrebbero essere almeno dello spessore del corpo dell’animale e presentare sia porzioni orizzontali che inclinate. Anche se può sembrare ovvio è bene ricordare che qualsiasi cosa si usi non deve contenere ed emettere sostanze tossiche, parti vulneranti (margini taglienti, frammenti metallici etc.) e deve essere ben fissata alla struttura per evitare crolli che possono risultare pericolosi ed a volte fatali per l’animale.
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Rifugi e zone d’ombraOltre ad un gradiente termico, all’interno del vivario è molto importante che vi sia anche un fotogradiente che va da un massimo dell’intensità della luce direttamente sotto le lampade a varie gradazioni d’ombra fino ad arrivare a buio completo. Per ottenere questa variazione di intensità luminosa si possono creare terrazzamenti e fornire rifugi.
I rifugi possono essere di vario materiale, la cosa importante che non siano troppo ampi in altezza; dovrebbero essercene diversi in varie zone termiche e almeno uno dovrebbe contenere un substrato leggermente inumidito (rifugio umido) come sfagno, fibra di cocco, torba o una miscela di fibra di cocco o torba o terriccio e argilla. |
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SubstratoI substrati che sono comunemente usati nei vivari per rettili sono molteplici. Alcuni sono esteticamente piacevoli e d'aspetto naturale ma spesso inadatti o addirittura dannosi. Va sempre comunque ricordato che l’ingestione di substrato ed i problemi correlati come costipazioni e sindromi da corpo estraneo, sono quasi sempre secondarie ad errori gestionali come carenze assolute e relative di calcio, disidratazione, temperature ambientali troppo basse ed altre.
In strutture semplificate è consigliabile usare fogli di carta o di altro materiale come ad esempio linoleum o tappetini specifici per rettili. E’ possibile l’allevamento su substrato bioattivo, ma la gestione di questo tipo è consigliabile solo dopo aver acquisito una discreta esperienza nell’allevamento e conoscenza dell’argomento; possono in questo caso essere utilizzate miscele ben drenanti ad esempio terriccio/sabbia/argilla con uno spessore minimo del substrato di 20-30 cm; i vantaggi della gestione con questo tipo di substrato se ben gestito sono molti a partire dalla idroregolazione corporea alla eliminazione dei prodotti di rifiuto organico. Sebbene siano rettili di ambiente prevalentemente xerico, possono frequentare nell’arco della giornata microhabitat a più alta umidità, senza contare le variazioni climatiche che si verificano in alcune zone del loro areale e la presenza i biotopi più mesici che xerici; il mantenimento in ambiente costantemente ed eccessivamente asciutto può portare a diversi problemi sanitari che vanno da difficoltà ad effettuare la muta, a necrosi delle dita e della punta della coda (soprattutto nei neonati) a problemi renali cronici; le tane dei rettili di ambienti aridi rappresentano per questi animali delle oasi a temperature minori e umidità maggiore rispetto al clima a volte infernale dell’ambiente esterno. Link a Substrato per animali da terrario (In preparazione) Link a Substrato bioattivo (In preparazione) |
Substrato di carta
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Substrato BioattivoFoto da Web
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Gestione dei Parametri AmbientaliQuando si mantengono rettili in terrario non è necessario riprodurre esattamente anche i parametri ambientali estremi che riscontrano in natura, perché generalmente sono dannosi e qualsiasi animale sviluppa degli adattamenti fisiologici e comportamentali che gli permettono di aggirare i rischi dovuti a tali estremi (es. temperature eccessivamente elevate, eccessivamente basse, eccessi e carenze d’umidità etc.) e a mantenere l’organismo entro un intervallo ottimale. Essenziale è invece fornire un ambiente caratterizzato da variazioni dei parametri ambientali, che permettano all’animale di scegliere tra le varie zone e caratteristiche del microambiente, quella più adatta al corretto funzionamento dell’organismo secondo il momento temporale e fisiologico. Semplificando, è necessario fornire dei gradienti di temperatura, umidità e luce spaziali, circadiane e stagionali estrapolate dai dati riguardanti areale geografico, clima, biotopi, biomi e microhabitat mantenute entro limiti di sicurezza. |
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Acqua e UmiditàCome già detto i draghi barbuti frequentano per lo più ambienti xerici, semideserticoli, quindi non necessitano umidità elevata. L’umidità relativa dovrebbe essere mantenuta tra il 40 e 50 % durante il giorno e tra il 50 e 65% la notte. Bisogna prestare particolare attenzione all’umidità atmosferica per i giovani nelle prime settimane di vita poiché un’eccessiva secchezza ambientale può portare a problemi renali letali e necrosi secca della estremità della coda. L’umidità all’interno del terrario dovrebbe essere controllata con un igrometro e dipenderà dal tipo di substrato, dalla temperatura e dal tipo di sistema di riscaldamento e dalla ventilazione. Può essere lasciata a disposizione una ciotola per l'acqua, semprechè il vivario sia sufficientemente ampio e ventilato da non permettere un aumento generale dell'umidità relativa al di sopra del 40-50%; in caso contrario mettere a disposizione il contenitore con l'acqua 1-2 volte a settimana nebulizzando contemporaneamente, per imitare il comportamento in natura durante le piogge. Nei vivari bioattivi, possono essere eseguite delle nebulizzazioni d’acqua, anche una volta al giorno moderatamente la sera, soprattutto sulla estremità fredda, se il vivario è ben progettato e gestito non si avrà un aumento della umidità atmosferica diurna e la superficie del susbstrato rimarrà asciutta. |
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Illuminazione e CaloreIn natura i draghi barbuti ricevono calore e luce dal sole, la radiazione solare che arriva a terra è formata da varie lunghezze d’onda che hanno vari effetti biologici, UV-A, UV-B, luce visibile e radiazioni infrarosse, tutte queste radiazioni sono sovrapposte e non sono entità distinte all’interno dei raggi solari ma a seconda delle ore della giornata, delle condizioni climatiche, dell’umidità atmosferica, degli ostacoli che incontrano le varie componenti avranno varie intensità che andrà ad esempio da un massimo quando il sole sarà allo zenit a mezzogiorno di una giornata limpida fino a zero.
In cattività bisognerà creare dei gradienti di tutte le componenti dello spettro elettromagnetico e delle variazioni giornaliere e stagionali in modo da dare la possibilità al drago barbuto di ricevere la quantità di radiazioni ideale e di scegliere a che intensità di luce e calore stare a seconda delle sue necessità ecologiche. Per fare questo bisogna conoscere le sue necessità ed utilizzare lampade e sistemi di riscaldamento adatti. Link Luce e calore rettili fisiologia Come già detto i draghi barbuti sono rettili diurni che si si sottopongono a irradiazione diretta dei raggi solari anche in orari di irradiazione intensa che necessitano di alte temperature e alti livelli di radiazioni UV-B. Indipendentemente dai numeri è importante il concetto di gradiente termico. I rettili non hanno bisogno di stare al caldo, ma necessitano di poter avere a disposizione aree a diversa temperatura in modo da raggiungere una temperatura corporea interna adeguata ad un particolare momento fisiologico. Sono animali poichilotermi, non sono in grado di mantenere una temperatura corporea costante con meccanismi fisiologici ma regolano la loro temperatura corporea principalmente spostandosi al “caldo” o al “freddo” a seconda debbano diminuirla od aumentarla. Quindi è indispensabile fornire loro delle aree a diversa temperatura, con un gradiente che vada dal minimo al massimo consigliato per la specie, e non una temperatura costantemente alta in tutto il terrario. Stesso discorso vale per l’intensità luminosa ed il livello di radiazione UV, devono avere la possibilità di scegliere tra la massima intensità consigliata per la specie e l’ombra completa nei rifugi, passando tra varie intensità e zone d’ombra e penombra. |
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Per l’allevamento dei draghi barbuti i sistemi di illuminazione e riscaldamento vanno utilizzati secondo il Metodo dei Raggi Solari. |
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Link a sistemi illuminazione e riscaldamento rettili (In preparazione) La temperatura nei vari punti del terrario va misurata e tenuta costantemente sotto osservazione con termometri, preferibilmente ad infrarossi per evitare che guasti o semplicemente variazioni di temperatura del locale dove è alloggiato il terrario sottopongano i draghi a temperature inadatte se non addirittura mortali o predisponesti a varie patologie. Le temperature fornite devono comprendere un punto caldo che corrisponde anche al punto di massima irradiazione ultravioletta (Tmax/UVImax) di 40-45°C e un gradiente termico diurno estivo nel resto del vivario che arriva ad un minimo di 25°C o a temperatura ambiente, considerate le temperature estive in Italia e un gradiente notturno estivo di 20-25°C o a temperatura ambiente; d’inverno viene consigliata la brumazione con un gradiente diurno di 15°-20°/25°C e notturno 16-18°C; nel caso invece venga eseguito una riduzione più moderata di temperatura (Cooling) in gradiente diurno invernale sarà di 25°-30°C e quello notturno di 20-22°C. Il numero d’ore d’illuminazione del terrario dovrà dipendere dal fotoperiodo, cioè il rapporto tra ore di luce e buio nelle 24 ore, che varierà secondo la stagione. Sebbene i draghi barbuti siano originari dell’emisfero australe, dove le stagioni sono invertite rispetto al nostro (emisfero boreale), questo rettile riprodotto in cattività da molti anni si è adattato perfettamente alle nostre stagioni. Il fotoperiodo dovrebbe garantire 13-14 ore di luce d’estate, 10-11 d’inverno. È essenziale che la luce fornita contenga un’adeguata percentuale delle frazioni UV-A ed UV-B, gli UVA sono utili soprattutto per la visione e la riproduzione, per quanto riguarda gli UVB come molte altre specie di rettili i draghi barbuti ne hanno bisogno per fotosintetizzare la vitamina D3 che a sua volta serve a permettere di assorbire e quindi utilizzare il calcio introdotto con l’alimento; gli UVB hanno inoltre altre importanti funzioni. In commercio vi sono vari tipi di lampade ad emissione di raggi UVB per rettili, quelle più indicate per i draghi barbuti sono i tubi fluorescenti T5 ad alta emissione al 10-12 e 14% e le lampade flood a vapori dei mercurio ed alogenuri metallici; a seconda della dimensione del vivario queste possono essere combinate tenendo conto che le lampade a vapori di mercurio ed in minor misura quelle ad alogenuri metallici producono in genere anche sufficiente calore mentre quelle fluorescenti non emettono sufficiente calore e devono essere accostate a lampade riscaldanti. |
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Per garantire una gradualità più naturale tra la notte ed il giorno le varie lampade utilizzate nel terrario possono essere temporizzate in modo tale da creare un effetto alba e tramonto, accendendole (di mattino) e spegnendole di sera a distanza di 1-2 ore l’una dall’altra. Per far questo secondo i tipi di lampade riscaldanti e da illuminazione si decideranno di utilizzare e della dimensione del ternario, bisognerà calcolare in funzione del gradiente termico da ottenere e dell’intensità luminosa il numero delle lampade e la loro potenza. |
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Alloggiamento all’EsternoSicuramente la gestione all’aria aperta e l’esposizione alla luce solare naturale rappresentano per i draghi barbuti la sistemazione ideale, così come per molti altri rettili. Ovviamente vi sono rischi e limitazioni che vanno considerate, quali il clima locale, la temperatura e le sue variazioni secondo la latitudine e altitudine, l’ora della giornata e la stagione, il pericolo di disidratazione per soggetti molto giovani, il pericolo di fughe e di predatori. La struttura in sé potrà essere rappresentata da gabbie in rete d’acciaio inossidabile, recinti a parete liscia o serre modificate con copertura in rete. Ovviamente gli animali potranno essere tenuti all’esterno solo se la temperatura al sole raggiunge le temperature richieste dalla specie. Per contro vi potranno essere situazioni in cui la temperatura potrà essere eccessivamente elevata, pertanto dovranno essere previste delle zone d’ombra, dei rifugi e delle aree in cui l’animale possa scavarsi una tana (a questo proposito anche il fondo della gabbia dovrà essere chiuso). L’installazione dovrà essere a prova di fuga e deve essere a prova di predatori ed abbastanza robusta da resistere ad improvvise violente intemperie. |
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Gestione della latenza invernaleSe un rettile in natura vive in aree geografiche che lo costringono ad un periodo di latenza stagionale a causa delle temperature ambientali è consigliabile anche in cattività permettere che questo avvenga perché è importante per il suo benessere generale e per il corretto assetto ormonale.
Anche in condizioni costanti di temperatura, illuminazione ed umidità, con l’arrivo della stagione fredda (Ottobre, Novembre nel nostro emisfero) la maggior parte dei draghi barbuti tendono a diminuire il metabolismo presentando una certa letargia, diminuzione d’appetito e la ricerca e lo stazionamento in rifugi a bassa temperatura. Quando vengono notati questi segni si può assecondare questo naturale comportamento abbassando gradatamente temperatura ed illuminazione fino ad arrivare 10-11 ore di luce nell’arco di due settimane; la temperatura può essere ridotta moderatamente (Cooling) mantenendo un gradiente diurno che va dal punto caldo a 30°C all’estremità fredda a temperatura ambiente o 22-24°C e una temperatura notturna sui 20-22°C oppure più marcatamente (Brumazione) con temperatura diurna sui 15°-18°C o gradiente diurno dai 25°C ai 15°-18°C sull’estremità fredda e temperatura notturna sui 15-16°C. |
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Raggiunti i parametri di cooling o brumazione, gli animali vengono lasciati in questa condizione per 6-8 settimane; se gli animali vanno in torpore (brumazione) e non si spostano nel terrario nell’arco della giornata, la temperatura può essere regolata a seconda della temperatura nel punto che hanno scelto per brumare, quindi se la temperatura corrisponde a quella ambiente i sistemi di riscaldamento possono essere spenti a meno che la temperatura non scenda al di sotto dei 15°C; anche la luce può essere completamente spenta; se invece mantengono una certa attività è preferibile mantenere accesi i sistemi di illuminazione e riscaldamento in modo che producano fotoperiodo e temperature come indicato. In caso di cooling una volta alla settimana può essere messa a disposizione acqua e cibo, quest’ultimo facoltativo. Durante il periodo di brumazione, i pogona rimangono inattivi nel rifugio o in ogni caso nascosti. Non dovrebbero perdere peso perché il metabolismo è rallentato, in caso avvenisse è opportuno controllare che non sia in corso qualche evento patologico. Se si sospetta che l’animale non sia perfettamente in salute deve essere fatto visitare, la visita può essere eseguita in condizione di brumazione e preferibilmente alla temperatura di brumazione, solo se effettivamente l’indagine clinica rilevi problemi potrà essere gradualmente portato a metabolismo di attività riscaldandolo gradualmente. Terminato il periodo previsto per la brumazione, la temperatura e l’illuminazione saranno riportate gradatamente ai valori standard nell’arco di un paio di settimane. Solamente soggetti sani possono subire la brumazione, quindi è opportuno che siano precedentemente visitati e che sia effettuato almeno un esame delle feci per la ricerca di parassiti e se necessario l’adeguato trattamento medico. |
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AlimentazioneIn linea generale sono considerati onnivori opportunisti; sono completamente insettivori da neonati, poi con la crescita diventano onnivori con diverse percentuali in relazione all'età, al sesso e alla disponibilità stagionale; prevalentemente insettivori da giovani (70-80 %), con la crescita aumenta il consumo di vgetali; sembra che le femmine mantengano una discreta percentuale di prede animali ed i maschi diventino maggiormente erbivori.
Cacciano all'aspetto, predando gli animali che vedono muoversi dal loro punto d'osservazione; in natura da adulti prediligono prede facilmente cacciabili come formiche, termiti e coleotteri, da giovani predano anche insetti più veloci come ortotteri ed insetti volanti; in ogni caso sono predatori opportunisti e cacciano praticamente tutto quello che riescono a predare, saltuariamente anche piccoli vertebrati. Per quanto riguarda i vegetali si nutrono di un’ampia varietà di specie erbacee come poacee, asteracee, fabacee, convolvulacee ecc. Secondo alcuni autori sembra non vi sia cannibalismo tra soggetti di taglie diverse, in realtà in cattività soprattutto esemplari giovani di taglie diverse possono provocarsi lesioni molto serie come amputazioni e i soggetti più piccoli possono essere mangiati dai più grandi o dagli adulti. In ambiente controllato, si somministrano varie specie di invertebrati da pasto e vari vegetali; per i giovani e subadulti il rapporto tra alimenti di origine animale e vegetale dovrebbe essere all’incirca di 70%-80% : 30%-20%; per gli adulti dovrebbe essere 30%-20% : 70%-80% nei maschi e 50% : 50% per le femmine Da 24 ore dalla nascita potranno essere messi a disposizione invertebrati di piccola taglia di dimensione adeguata. Sarà opportuno utilizzare invertebrati con esoscheletro chitinoso ridotto, quindi saranno preferiti microgrilli e si eviterà di somministrare camole della farina e caimani anche se di piccola dimensione. Man mano che l’animale cresce la dimensione della preda sarà adeguata alla taglia dell’animale, in linea di massima la lunghezza della preda non dovrebbe mai superare la distanza tra gli occhi, e nei giovanissimi la distanza tra le narici. Abbiamo già detto che i pogona da giovani preferiscono prede animali, sarà comunque opportuno cominciare da subito a mettere a disposizione dei vegetali in modo da stimolarne l’assunzione. Per spingerli a mangiare anche i vegetali sarà opportuno somministrare prima questi ultimi e poi gli insetti. Se sono abituati a prendere gli insetti dalle mani, vista la loro voracità si possono presentare piccoli pezzi di vegetali; inoltre nello stesso contenitore possono essere messi sia insetti sia piccoli pezzi di frutta e verdura, in modo che inizialmente ne ingeriscano fortuitamente, fino ad abituarsi a mangiarli volontariamente. Per abituare adulti che hanno avuto in passato una dieta esclusivamente zoofaga, si può per brevi periodi non fornire gli invertebrati ma al loro posto solo vegetali, in questo modo sono spinti a cercare alimenti ricchi d’acqua. Ci sono vari tipi di schedule alimentari che indicano frequenza, composizione e quantità di cibo, in realtà non c’è una regola standardizzata precisa, il migliore indice è l’osservazione attenta del tasso di crescita e dello stato di nutrizione; va sempre evitata una crescita troppo veloce ed un eccessivo ingrassamento. |
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Possibile schedula alimentare |
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Quota animaleTra gli invertebrati, preferire artropodi adulti o neanidi di dimensioni adeguate (grilli, blatte, locuste); attenzione alla somministrazione di larve soprattutto a soggetti giovani per il pericolo di costipazione, preferire neanidi e imago di dimensione adatta (es blatte e grilli).
Spesso, soprattutto quando mantenuti all’esterno predano volentieri chiocciole e limacce, bisognerebbe preferire la somministrazione di chiocciole allevate per l’alimentazione umana, come Helix aspersa e Theba pisana, perché più sicure soprattutto per l’eventuale trasmissione di parassiti. Saltuariamente possono essere somministrate piccole prede vertebrate, come topi neonati, ma non è indispensabile. Le prede vertebrate intere provvedono aminoacidi essenziali e proteine d’alta qualità dai muscoli e organi, grassi dal tessuto adiposo, vitamine ed oligominerali dal fegato, macroelementi dalle ossa (soprattutto calcio), iodio dalla tiroide, vitamina K e B12 dal contenuto intestinale. Quindi vertebrati ben nutriti possono essere considerati “completi e bilanciati”. Se somministrati, la quantità e frequenza deve essere moderata, non più di una o due volte al mese; in ogni caso una dieta a base d’invertebrati e vegetali sufficientemente varia ed integrata sembra dia gli stessi risultati di una dieta in cui siano compresi anche vertebrati. Indipendentemente dal contenuto in calcio della preda, è essenziale essere sicuri che quest’ultima, sia essa un invertebrato o un vertebrato, sia stata nutrita e mantenuta adeguatamente per rappresentare un alimento sano e bilanciato nei suoi costituenti. |
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Quota vegetaleLe erbe selvatiche compresi i fiori dovrebbero rappresentare la prima scelta (tarassaco e altre asteracee, convolvolo, piantaggine, trifogli ecc); in alternativa possono essere utilizzate molte verdure a foglia per alimentazione umana, in genere preferiscono quelle più amare e piccanti come radicchi, cicoria e rucola; alla quota in foglie possono essere aggiunti fiori e con moderazione pezzi di frutta.
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Esempi di vegetali adatti all’alimentazione del drago barbuto |
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* Non le altre lattughe che hanno uno scorretto rapporto Ca:P e scarso potere nutritivo § Mai come monoalimentazione o in quantità eccessiva perché contengono ossalati, tocianati ed altri composti che possono dare problemi a tiroide, rene ed all’assimilazione del calcio. # Non il trifoglio bianco, Trifolium repens (secondo alcuni autori può essere tossico) |
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Alimenti PreconfezionatiIn commercio esistono alimenti in scatola per varie specie di rettili tra cui i draghi barbuti: cibi secchi, umidi ed insetti in scatola. Non vi sono molti dati scientifici sulla somministrazione a lungo termine di questi alimenti, pertanto considerando che è possibile somministrare degli alimenti freschi controllati (vegetali ad alimentazione umana ed insetti preferibilmente nutriti ed allevati in modo corretto nei giorni precedenti alla somministrazione), si consiglia di utilizzarli solo in caso di necessità e di preferire gli alimenti freschi.
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Integrazioni |
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Misure per la corretta integrazione dell’alimento
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L’integrazione più importante è quella con calcio, soprattutto nelle femmine gestanti e nei giovani in accrescimento. Il rapporto Ca:P (calcio:fosforo) nell’alimento, ideale per prevenire osteodistrofie nutrizionali (S-MOM), dovrebbe essere almeno di 2:1 o superiore (sembra anche 5-6:1). Le prede invertebrate (salvo poche eccezioni) sono piuttosto carenti di calcio mancando di uno scheletro calcificato (l'esoscheletro chitinoso non contiene calcio) ed hanno un rapporto Ca:P approssimativamente di 0.06:1 a 0.13:1 quindi sbilanciato a favore del fosforo; anche i vegetali sono in genere carenti di calcio. Quindi sia gli invertebrati che i vegetali devono essere integrati con calcio. Il calcio può essere integrato spolverizzando calcio carbonato in polvere (osso di seppia polverizzato, calcio carbonato in polvere da farmacia ecc.) direttamente sui vegetali o sulle prede; va tenuto presente che il contenuto in calcio sugli insetti spolverizzati diminuisce in rapporto al tempo intercorso dalla spolverizzazione, soprattutto nei grilli e nelle blatte a causa dei movimenti e delle operazioni di pulizia (autogrooming). Nutrendo gli insetti con diete arricchite si può caricare il loro apparato digerente di calcio (gut-loading); possono essere utilizzate sia miscele arricchite commerciali che fatte in casa. |
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Il calcio può essere anche messo a disposizione sotto forma d’osso di seppia polverizzato o gusci d’ostrica sbriciolati in una ciotola, in caso di deficienza alimentare alcuni draghi se ne serviranno direttamente. Nei vivari bioattivi il substrato viene di norma arricchito di materiale calcareo che entrerà nella catena trofica. Non si consiglia l’integrazione di Vitamina D3 considerata la possibilità di tossicità da sovradosaggio e l’efficiente produzione organica della Vitamina D3 se viene fornita una sufficiente radiazione UV-B; nel caso si utilizzi l’integrazione alimentare con calcio addizionato di Vit D3, non superare 1-2 somministrazioni a settimana. Il cibo dovrebbe essere messo a disposizione all’interno di contenitori e aree di foraggiamento; questo per vari motivi: si facilita il mantenimento dell’igiene del substrato, si riduce l’ingestione di particelle di substrato in caso d’utilizzo di substrato particolato, abituando l’animale alla ciotola sarà più facile abituarlo a cibi nuovi magari meno appetibili, si riesce a controllare meglio l’assunzione di cibo e l’integrazione mineral-vitaminica. Gli insetti vanno presentati in contenitori sufficientemente alti e con pareti lisce (metallo o vetro) per evitare fughe, i vegetali invece possono essere lasciati a disposizione in piattini o ciotole basse. |
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Acqua
Non c’è una regola fissa per quanto riguarda la disponibilità d’acqua, ma dipende dalle modalità di allevamento; nella bibliografia terraristica e nelle schede d’allevamento web viene sconsigliato di mettere a disposizione acqua perché considerati animali deserticoli che assumono acqua solamente dall’alimento.
In natura questi animali riescono a soddisfare i fabbisogni idrici con la dieta utilizzando l’acqua contenuta nelle prede e nei vegetali, quindi in linea di massima sono adattati perfettamente a vivere senza bere; tuttavia anche in natura quando ne hanno possibilità bevono attivamente soprattutto durante le seppur scarse precipitazioni ma anche nelle aree in cui sono presenti bacini idrici stagionali o permanenti; inoltre utilizzano i grassi di riserva dei corpi adiposi addominali e controllano l’idroregolazione (equilibrio tra input e output) nei rifugi che hanno un’umidità ambientale molto più alta dell’ambiente esterno. La disponibilità idrica può essere meno importante se la dieta è correttamente bilanciata nel rapporto tra componente animale e vegetale, e quando si alleva in sistema bioattivo in cui è presente un corretto gradiente di umidità nel substrato e viene regolarmente eseguita una moderata nebulizzazione. Se gli animali vengono allevati in ambiente secco come ad esempio in teche semplificate con fogli di linoleum, può essere lasciata a disposizione una ciotola per l’acqua semprechè il vivario sia sufficientemente ampio e ventilato da non permettere un aumento generale della umidità relativa diurna al di sopra del 40-50%; in caso contrario si può mettere a disposizione il contenitore con l’acqua 1-2 volte a settimana nebulizzando contemporaneamente, per imitare il comportamento in natura durante le piogge. Il rischio di aumentare eccessivamente l’umidità ambientale con conseguente rischi sanitari legati all’aumento della flora batterica e micotica, non sussiste se il sistema di irraggiamento e la ventilazione sono corretti; se l’umidità relativa viene monitorata adeguatamente e non sale oltre i valori diurni e notturni consigliati l’acqua può essere lasciata a disposizione costantemente nella zona fredda. |
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Socialità, Comunicazione e RiproduzioneNelle popolazioni in cui la densità è alta, manifestano un certo grado di socialità che si manifesta con divisione gerarchica dei soggetti di un gruppo, il maschio dominante (alfa) di solito occupa la postazione più elevata.
In natura il maschio dominante s’incarica di difendere il territorio da altri maschi adulti. Prima di passare all’aggressione vera e propria esprime il suo intento con una serie di segnali corporei come l’estroflessione e l'annerimento della barba, soffi minacciosi, lo spalancare la bocca, l’agitare la coda, il fare piccoli salti incurvandosi, dondolare la testa su e giù. Durante il corteggiamento sono utilizzati alcuni di questi segnali ed altri come l’inclinazione della testa e del corpo, flessioni, rotazione degli arti etc. |
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Estroflessione della barbaIn caso di nervosismo, eccitazione o a scopo di minaccia i draghi barbuti possono estroflettere la pelle della gola grazie all’apparato ioideo (un’impalcatura di sottili ossa), in questo modo frontalmente appaiono con una sorta di barba circolare dai margini appuntiti. La pelle della gola inoltre può divenire nera nei maschi e scurirsi con minore intensità nelle femmine. Quest’atteggiamento può essere accompagnato da apertura della bocca, sibili e soffi e dal sollevamento del corpo sulle quattro zampe.
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![]() Foto da Web |
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Head Bobbing Movimento a scatti della testa in senso verticale; è un comportamento comune a tutti gli agamidi ed a molti altri sauri ed a volte è accompagnato anche da analogo movimento della prima parte del tronco; lo eseguono soprattutto durante il corteggiamento e per dare segnali di gerarchia. Il segnale di risposta di un maschio subordinato o di una femmina non recettiva è l’”arm waving”. |
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Arm Waving Movimento circolare di un arto anteriore;è un segnale di sottomissione che serve a calmare il maschio dominante. Consiste nel fare ruotare alternativamente gli arti anteriori. |
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In natura i contrasti per il territorio e per la gerarchia vengono contenuti grazie a vari segnali rituali che servono a limitare i combattimenti e a stabilire le precedenze alimentari e riproduttive; a volte quando i segnali non sono sufficienti si arriva allo scontro fisico. In cattività la minor disponibilità di spazio fa sì che gli scontri possano essere più frequenti e gravi. Se allevati in gruppo, questo dovrebbe essere composto di un maschio e due o tre femmine; all’interno dell’harem si stabilirà un sistema gerarchico mantenuto con gli stessi meccanismi ma con manifestazioni più moderate. La dimensione del terrario ed il suo arredamento devono essere tali da minimizzare il più possibile le competizioni e facilitare la fuga degli animali eventualmente aggrediti (rifugi, diverse zone d'alimentazione, diversi punti caldi, barriere visuali etc.). Naturalmente per motivi di spazio vitale non è semplice ricreare una situazione ideale in terrario quindi se non è possibile fornire uno spazio ed un’attenzione adeguata si consiglia di mantenerli singolarmente. Altra cosa importante da considerare è la dimensione dei vari individui tenuti assieme. Gli esemplari più piccoli se confinati assieme a soggetti più grandi ed aggressivi possono essere psicologicamente intimiditi ed allontanati dalle zone d’alimentazione e d’irraggiamento se non feriti o uccisi, spesso i rettili possono mangiare individui della stessa specie se la dimensione lo permette e lo stesso anche rettili di dimensioni analoghe possono causarsi reciprocamente danni fisici anche gravi. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Riproduzione |
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Dimorfismo SessualeLe caratteristiche sessuali secondarie compaiono con la maturità sessuale, che in genere occorre quando gli animali raggiungono all’incirca i 30 centimetri di lunghezza totale (il che può verificarsi sui sei mesi d’età).
A parità d’età (e di mantenimento nelle medesime condizioni ambientali ed alimentari), i maschi adulti presentano una taglia maggiore ed una testa più massiccia. L’apertura cloacale è più ampia nei maschi. I maschi presentano i pori femorali più grandi e scuri rispetto alle femmine nelle quali a volte sono assenti. Nei maschi osservando la base della coda ventralmente , questa è più larga rispetto alle femmine perchè alloggia gli emipeni; tenendo l’animale appoggiato con il ventre su un piano e sollevando dorsalmente la coda, questa mostra alla base una leggera depressione subito caudalmente alla cloaca. I maschi sono solitamente più inclini mostrare la barba (colorata di nero quando i soggetti sono particolarmente eccitati), e frequentemente fanno l’head bobbing. Gli immaturi possono essere sessati mediante spremitura degli emipeni (popping); l’esito negativo di questa prova però non dà la sicurezza che si tratti di una femmina. |
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Stagione RiproduttivaI draghi barbuti in natura si accoppiano seguendo ritmi stagionali, in modo che accoppiamenti e nascite avvengano nel periodo più favorevole dal punto di vista climatico e di disponibilità di cibo.
Nelle aree in cui i pogona subiscono la brumazione il risveglio da questa diminuzione d’attività coincide con l’avvento della stagione riproduttiva. In cattività quindi il periodo migliore per l’accoppiamento è il risveglio dal periodo di latenza. |
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Rituale di corteggiamento e copula Per favorire l’accoppiamento è consigliabile tenere separati i riproduttori per alcuni mesi, o per le 6-8 settimane di brumazione e riunirli dopo il periodo di latenza; in genere dopo due, tre settimane dalla fine della latenza i maschi cominciano a corteggiare le femmine. Il rituale di corteggiamento è orientato a far apparire il maschio più grande e forte ed a mostrare la parte dorsale del corpo; viene gonfiata la barba e contemporaneamente eseguito l’head bobbing, la pelle della gola ed in alcuni soggetti la parte terminale della coda cangiano in nero, il tronco è sollevato da terra ed a volte inclinato lateralmente, la coda è fatta ondeggiare lentamente orizzontalmente. Le femmine possono reagire in vario modo, con l’arm waving, scappando, raggomitolandosi e a volte affrontando il maschio con l’head bobbing; poi se recettive, accettano il maschio appiattendosi al suolo e sollevando leggermente la coda. Durante l’accoppiamento, il maschio morde sul dorso del collo la femmina standole sul dorso e appone la sua cloaca a quella della femmina. La copula avviene mediante introduzione di uno dei due emipeni. La copula dura generalmente poco più di un minuto e può ripetersi più volte durante la giornata. In alcuni casi, sebene non frequenti, il maschio può essere particolarmente violento e causare danni fisici alla compagna, da lievi ferite ad amputazioni di dita e coda, fino a gravi lesioni potenzialmente letali. Per questa ragione è buona norma che l’accoppiamento sia attentamente monitorato. Disporre di un harem piuttosto che di una coppia è una buona soluzione per dirottare su più femmine la carica sessuale dei maschi eccessivamente violenti. |
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Gestazione e DeposizioneLe prime covate e quelle delle femmine “anziane” (più di 6 anni) generalmente non superano le dodici uova, femmine di 2-4 anni possono produrre anche una trentina d’uova, in generale le covate vanno da 4 a 35 uova (casi estremi con più di 60). Durante il periodo di gestazione, l’alimentazione dovrà essere particolarmente curata in quantità, varietà ed integrata con calcio. La femmina passerà parecchio tempo sotto la lampada riscaldante. Dopo qualche settimana dall’accoppiamento, si osserva un aumento di volume dell’addome caudale e si può vedere un'alterazione del profilo dei fianchi causato dalle uova. La durata della gestazione, può essere variabile secondo il numero d’uova e delle condizioni d’allevamento (in genere 6 settimane), in ogni caso una diminuzione e interruzione dell’assunzione di cibo ed un certo nervosismo generalmente indicano un’imminente deposizione anche se non sempre. Nei terrari non forniti di substrato bioattivo, in prossimità della data presunta di deposizione si metterà a disposizione della femmina almeno una cassetta nido dove poter deporre le uova. Questa dovrà contenere del substrato adatto ad esempio una miscela di sabbia di fiume e argilla e leggermente umida per uno spessore di almeno 15-20 cm. La sabbia dovrà essere ben lavata e preferibilmente sterilizzata. La femmina cercherà un posto adatto alla deposizione, in genere dove il substrato raggiunge una temperatura di 25-30°C ed ha nello stesso tempo un’umidità adeguata. Queste operazioni di scavo e di ricerca del luogo adatto potranno iniziare diverso tempo (anche un mese) prima della deposizione. Durante questo periodo se è utilizzata una cassetta nido è opportuno mantenere pulita e sempre leggermente umida la sabbia. Dopo aver deposto, la femmina ricopre il nido e lo camuffa abilmente tanto che è spesso difficile capire dov’è e l’unico indizio dell’avvenuta deposizione è il dimagramento della madre. Nell’alloggiamento in harem o coppie è sempre opportuno allontanare il maschio qualche settimana prima della data presunta per la deposizione.
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Fertilizzazione RitardataI pogona come molti altri rettili hanno la possibilità di immagazzinare spermatozoi nell’ovidotto per un certo periodo, fenomeno chiamato anfigonia ritardata. Possono quindi depositare diverse covate da un solo accoppiamento, sono state documentate fino a sette covate dopo un solo accoppiamento. Gli spermatozoi sono immagazzinati nel receptaculum seminis, una struttura allungata, tubolare e ramificata che si trova vicino alle ghiandole del calcio nell’ovidotto.
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IncubazionePer ottenere una percentuale di schiusa più alta possibile, le uova saranno rimosse e poste in un incubatrice, prestando attenzione a non girarle sottosopra per non danneggiare l’embrione. Sarà opportuno aspettare qualche ora prima di rimuoverle per aspettare che s’induriscano.
Il substrato più utilizzato per l’incubazione delle uova dei rettili è la vermiculite. Le uova vanno interrate per circa metà nella vermiculite umida (rapporto vermiculite:acqua di 5:4 in peso, ad es. 50 g vermiculite e 40 g d’acqua) e distanziate l’una dall’altra 1-2 centimetri. Bisogna tenere presente che le uova durante l’incubazione aumenteranno di dimensione. La temperatura d’incubazione preferibile è di 26-30 °C, sopra quest’intervallo occorrono gravi danni e morte embrionale, temperature al di sotto sono meno pericolose (secondo alcuni autori potrebbero essere incubate fino ad un minimo di 22 °C, ma potrebbero esserci delle ripercussioni negative sull’embrione legate a ritardo nello sviluppo e ad un eccessivo prolungamento dei tempi d’incubazione). A queste temperature la schiusa avviene tra i 55 e gli 86 giorni dalla schiusa, con tempi più lunghi corrispondenti alla più bassa temperatura d’incubazione. Le uova non vitali, ammuffite, scure, collassate vanno eliminate. La vitalità delle uova può essere valutata mediante speratura, vale a dire guardandole controluce utilizzando una fonte di luce concentrata. Una volta a settimana bisognerà controllare le uova per eliminare quelle non vitali, collassate, annerite o ammuffite ed il substrato per il grado d’umidità. Durante il periodo d’incubazione è importante che l’umidità atmosferica sia alta (95%), ma le uova non devono essere bagnate, a questo proposito bisognerà prestare attenzione a cosa si usa per coprire l’incubatrice a fare in modo che le gocce di condensa del coperchio non cadano sulle uova, eventualmente utilizzando una copertura inclinata. |
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Schiusa e gestione del neonatoUno due giorni prima della nascita le uova cominceranno a presentare sul guscio delle goccioline d’acqua. I piccoli generalmente nascono in tempi molto vicini l’uno dall’altro, di solito entro 24 ore dalla prima schiusa. Osservando per la prima volta una covata in schiusa si può avere la tentazione di aiutare i piccoli ad uscire dall’uovo, perché sembrano sfiniti e troppo deboli per farlo. L’uscita dall’uovo non è un processo rapido e continuo, la lucertolina fa dei movimenti energici, poi si ferma immobile a riposarsi spesso con gli occhi chiusi e dà l’impressione di essere morta o poco vitale. Il più delle volte va tutto bene, ed è opportuno non cedere alla tentazione di aiutarli ad uscire, in modo da evitare con manualità scorrette di ferirli e di danneggiare i vasi ombelicali che possono essere ancora collegati al sacco vitellino.
Immediatamente dopo la schiusa i neonati vanno mantenuti su di un substrato di carta morbida leggermente inumidita, ad una temperatura di circa 30°C, fino a che non si sarà completamente riassorbito il sacco vitellino. Questo per evitare infezioni o prolassi del sacco vitellino attraverso la cicatrice ombelicale. Passato questo periodo, i neonati vanno mantenuti nelle stesse condizioni ambientali (fotoperiodo, luce, temperatura/gradiente termico, umidità) già descritte per gli adulti. Inizialmente si utilizzeranno piccole teche da 80X60X40 per 4-5 esemplari con arredamento essenziale in cui sia compreso almeno un rifugio e substrato di carta. Si consiglia di separare la covata in gruppi di pochi soggetti per monitorare più efficacemente ogni singolo esemplare, per evitare eccessive competizioni per il cibo e per separare soggetti più deboli o eccessivamente aggressivi. L’acqua da bere sarà messa a disposizione con una ciotola molto bassa, ed eventualmente nebulizzata almeno una volta il giorno; bisogna fare molta attenzione a che i piccoli non si disidratino perché possono subire danni renali che possono portare gravi conseguenze sulla funzionalità renale sia acute nel breve e brevissimo periodo che croniche anche a distanza di mesi e addirittura anni, inoltre può verificarsi necrosi secca della estremità della coda. Si potrà utilizzare carta come substrato, è assolutamente invece da evitare la sabbia poiché i giovani, ancor più degli adulti sono soggetti a costipazioni potenzialmente letali. Pe quanto riguarda l’alimentazione fare riferimento al paragrafo dedicato. |
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Gestione Sanitaria e Medicina PreventivaLa misura preventiva primaria nell’allevamento di tutti i rettili è la corretta gestione ambientale ed alimentare.
La seconda, se si allevano più esemplari è la quarantena, sia nel caso di animali che vivono in comunità sia per animali che vivono in terrari separati poiché molte patologie infettive possono essere diffuse ai vari soggetti di teca in teca anche tenute in stanze diverse. Molto importanti sono anche i controlli diagnostici e le visite cliniche preventive. La prima visita dovrebbe sempre seguire l’acquisizione di un nuovo animale, perché permette di valutare eventuali segni visibili di malattia e di correggere eventuali errori o condizioni subottimali di gestione. Contestualmente alla prima visita dovrebbe sempre essere eseguito un esame delle feci per la ricerca dei parassiti gastroenterici. Ogni specie è suscettibile a particolari patologie infettive, per alcune di queste attualmente sono disponibili test specifici che sarebbe consigliabile eseguire durante il periodo di quarantena o comunque in prima visita. Successivamente sono consigliabili visite di controllo ed eventuali esami coprologici |
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QuarantenaUn adeguato protocollo di quarantena è importante per proteggere gli animali già in possesso. Tutti i nuovi arrivi dovrebbero essere sottoposti ad una visita completa e ad esami per evidenziare eventuali segni di malattia. Anche se l'animale è negativo a visita ed esami e quindi apparentemente sano, va isolato possibilmente in una zona diversa rispetto agli altri animali.
La durata del periodo di quarantena dovrebbe essere di almeno 1-2 mesi, ma nei rettili per certe malattie il periodo di sicurezza è di sei mesi un anno. Durante il periodo di quarantena, l'animale va tenuto sotto osservazione per l'insorgenza di segni clinici, visitato e sottoposto ad esami per la ricerca dei parassiti (soprattutto parassiti gastroenterici ed acari); se durante il periodo di quarantena l’esame delle feci risulta negativo vanno eseguiti altri due esami a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro prima di essere ragionevolmente sicuri della negatività; se positivo, l’animale va trattato e fatti successivamente 3 controlli prima di interrompere la quarantena. Se insorgono sintomi di malattia la quarantena va' naturalmente prolungata fino a risoluzione del problema. Il terrario di quarantena dovrà essere una struttura semplificata e contenere il minimo indispensabile per garantire il benessere dell’animale: il substrato che sarà rappresentato da carta da rinnovare giornalmente, una eventuale ciotola per l’acqua (soprattutto nel primo periodo se si sospetta che la gestione e i trasporti precedenti possano avere disidratato e stressato il soggetto) ed una per il cibo, un rifugio ed una postazione per l’irraggiamento in materiale facilmente lavabile e disinfettabile. I parametri ambientali anche e soprattutto nel periodo di quarantena dovranno essere gli stessi già consigliati per il mantenimento in generale. Link a protocolli di quarantena (In preparazione) |
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Igiene GeneralePer far sì che gli animali si mantengano in salute, è molto importante che siano rispettate alcune semplici, ma a volte disattese norme igieniche e gestionali.
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Sintomi e segni di malattia o di problema sanitarioI seguenti segni di malattia suggeriscono sempre un pronto consulto con un medico veterinario con esperienza in medicina e chirurgia dei rettili.
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Comuni problemi sanitari | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Link: Stasi preovulatoria e distocia nei rettili |
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Suggerimenti per un Nuovo AcquistoPrima di acquisire un animale, va osservato attentamente per valutare eventuali segni di malattia o problemi; di seguito schematicamente, alcune cose da osservare:
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TrasportoQualsiasi trasporto, sia quello dal negozio, fiera o allevatore, sia altri spostamenti come quello per visite medico veterinarie sono eventi stressanti, bisognerà pertanto minimizzare il più possibile lo stress. La prima cosa da considerare sarà la temperatura durante il trasporto, quindi d’estate attenzione alle temperature eccessivamente alte che si possono verificare ad esempio in macchina (mai lasciare animali dentro un’auto al sole), e d’inverno a quelle basse; il modo più razionale è utilizzare contenitori coibentati come borse frigo sia rigide che morbide o scatole in polistirolo, al cui interno verrà inserito il contenitore (ad esempio un fauna box) che conterrà l’animale; d’inverno verrà aggiunta una bottiglia per l’acqua calda, facendo molta attenzione a non raggiungere temperature pericolose.
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Bibliografia essenziale
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Alessandro Bellese Dr.Med.Vet. ® 2008 Ultimo aggiornamento 17 11 2019 |
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